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Come e perchè aprire una pagina Facebook

Quante volte vi è capitato di ricevere su Facebook una richiesta di amicizia da parte di un negozio o entità simili?

A me, purtroppo, è capitato parecchie volte… e questa cosa mi ha sempre un poco irritato per due motivi:

  • Come fa un “negozio” a chiedere una amicizia???
  • Perché chi ha aperto quell’account non si è informato???

Basta infatti una brevissima ricerca su internet (o meglio ancora all’interno di Facebook) per capire che un account Facebook deve essere intestato ad una persona (vedi le Condizioni d’uso) e che per altri tipologie di entità Facebook ha messo a disposizione le Pagine!

La pagina di facebook serve a rappresentare una azienda, un brand, una community oppure un personaggio pubblico. Insomma, è un account facebook ma con funzionalità create ad hoc.

Ad esempio, mentre un account Facebook normale ha degli “amici” e delle relazioni (es.: puoi impostare che sei amico di Vincenzo e sposato con Amalia) una pagina ha impostazioni più “professionali” (es.: puoi impostare gli orari di apertura o inserire una mappa). Inoltre, le pagine Facebook, sono compatibili con molti servizi esterni (come ad esempio la pubblicazione automatica da WordPress o Twitter).

Per provare tutte le impostazioni, io ho aperto la pagina MarcoDuffPage collegata con questo Blog WordPress attraverso il plugin Facebook Profiles & Pages. Ogni volta che scrivo un articolo, in automatico, questo viene pubblicato anche sulla pagina… con un account non potevo farlo! Comodo, no?

Viaggio Nei Parchi Americani: Grand Canyon, Monument Valley, Antilope, Bryce, Zion National Park e Las Vegas

Quando inizia una vacanza? Per la maggior parte delle persone, una vacanza ha inizio l’istante in cui si esce dall’ufficio, si timbra il cartellino, si chiudono le valigie e ci si mette in viaggio verso la meta desiderata.

Io sono diverso. Faccio parte di quel gruppo di persone che si sente in vacanza già dal momento in cui inizia a pianificarla. Fogli di calcolo per tenere sotto controllo le spese, migliaia di pagine internet visitate per capire se è meglio il lato nord o il lato sud, una mappa sempre aperta per tenere traccia di tutti gli spostamenti con i vari orari di check-in e check-out ed una lista di ristoranti e piatti da gustare appena si è lì. Insomma, la mia vacanza me la inizio a gustare già nella ricerca e questo articolo e dedicato proprio a te, che hai deciso di fare un viaggio nel Vecchio West e stai cercando idee su possibili itinerari, luoghi da visitare e cibi tipici da assaggiare… e magari avere qualche consiglio su come organizzare il tutto tenendo sott’occhio spostamenti e costi.

Il mio Viaggio tipo

Prima di entrare nel dettaglio del viaggio, vi devo dire qualcosa di più sul mio modo di viaggiare.

No agenzie. Tutte le tappe e tutte le prenotazioni organizzate da me utilizzando internet.

Mi piace pianificare con precisione gli spostamenti ma con poco dettaglio la giornata, questo significa che devo avere ben preciso dove e per quanto tempo farò la sosta in una città prenotando in anticipo gli hotel, voglio sapere cosa offre l’area dove mi andrò a fermare ma non pianifico nel dettaglio la giornata. Questa viene pianificata giornalmente la mattina durante la colazione! Piccola eccezione: se so che nella zona c’è una attrazione affollata/un ristorante popolare, ovviamente effettuo in anticipo una prenotazione in modo da evitare fila.

Mi piace godermi il posto e odio avere le valigie sempre dietro quindi, quando possibile e se ne vale la pena, preferisco farmi un viaggio con meno tappe restando qualche notte in più nello stesso posto. In questo modo, il viaggio mi risulta essere più rilassante e, di conseguenza, mi godo molto di più il luoghi che visito.

Il mio Viaggio nel Vecchio West

Dovevamo recarci a New York per il matrimonio di mia cugina Diana ed a mia moglie è venuta l’idea: Perché non andiamo a visitare il Grand Canyon?. Inizialmente non ero molto entusiasta della cosa… non mi aveva mai attirato l’idea di andare a visitare i famosi luoghi dei file western. Anzi, li reputavo luoghi sopravvalutati e noiosi. A me piace parecchio la vacanza con il mare ed ero più propenso ad una escursione sui Caraibi ma purtroppo il periodo non era quello adatto e quindi alla fine, perché no, organizziamo questo viaggio nel Far West!

Equipaggiamento

Scarpe da Trekking

I vostri piedi e la vostra gola saranno messi a dura prova. Visitare un Canyon significa scegliere di percorrere uno o più Trail spesso in terra battuta, quindi compratevi delle buone scarpe da Hiking. Robuste, traspiranti e sopratutto comode, meglio se con tecnologia Gore-Tex. Mi raccomando: anche i calzini contano!

Portatevi sempre da bere! Entrate in uno super-market e comprate le super buste da 24 bottiglie da mezzo litro da lasciare nel bagagliaio della macchina ed usare all’occorrenza. Sfruttate l’albergo per metterne un paio in frigo e comprate dei thermos prima di partire. Noi ci siamo trovati benissimo con quelli della Quechua da 0,7 litri inox di Decathlon.

Camminerete molto e sotto il sole, quindi non esagerate con zaini troppo pesanti. Preferite uno zaino pratico, comodo e sopratutto con uno schienale traspirante. Anche in questo caso noi ci siamo affidati a Quechua prendendo uno zaino da trekking con tasche porta borraccia.

L’itinerario

Inizio a documentarmi sui possibili itinerari. Alcuni vanno profondamente in contrasto con il mio stile di viaggio: continui spostamenti di luogo, tante ore di viaggio giornaliere, tantissimi posti visti ma pochissimo tempo dedicato al posto. Troverete su internet infatti molti tour operator che uniscono il giro dei parchi del Vecchio West con il giro della California (Los Angeles, San Francisco, Sequoia e Yosemite) e/o con il parco di Yellowstone.

Uno dei peggiori tour che ho letto è stato “19 luoghi in 12 giorni”. Per intenderci il primo giorno comprendeva Las Vegas, Zion National Park e Bryce Canyon. Inutile commentare che guardare Las Vegas in una mattinata subito dopo svariate ore di volo e con il fuso orario è una pazzia… specialmente se il pomeriggio c’è da visitare lo Zion National Park (parco sconosciuto agli Italiani, ma uno dei maggiori e più importanti parchi degli USA!).

Restando coerenti con il motto meglio meno luoghi visti meglio e con calma la decisione sul nostro itinerario è stata ben precisa: affittare una macchina e fare il seguente giro: Grand Canyon, Monument Valley, Antilope, Bryce Canyon, Zion National Park e per finire Las Vegas. Iniziamo ad entrare nel dettaglio.

Tutti ma proprio tutti i dettagli sui parchi li potete trovare sul fantastico sito National Park Service. E’ il sito ufficiale governativo dei parchi, dove trovate, per ogni parco, gli itinerari possibili, le cose da vedere e le allerte meteo. Sempre dal sito prendete informazioni sul biglietto annuale per visitare i Parchi Americani (potete comprarlo al primo accesso in uno qualsiasi dei parchi). Il costo è irrisorio (80$) e vi da libero accesso a tutti i parchi della NPS (nel mio itinerario sono tutti i parchi e le attrazioni fatta eccezione dell’Antilope e della Monument Valley).

Macchina si o macchina no?

Il nostro Rav4 sulla Monument Valley.

Muoversi negli Stati Uniti con una macchina è semplicissimo, l’affitto di un veicolo ha prezzi bassi, la benzina ha dei prezzi ancora più bassi e si hanno dei grossi vantaggi di libertà e di tempi. In poche parole: assolutamente si, affittate una macchina.

Per l’affitto dell’auto mi sono affidato al sito HolidayAutos, è un aggregatore di siti di noleggio quindi siete abbastanza certi di prendere l’auto ad un buon prezzo. Tenete presente che farete molti km, che qualche vota andrete sullo sterrato (specialmente nella Monument Valley), che dovete stare comodi e che vi serve un bagagliaio decente per tenere le vostre valigie. La macchina ideale quindi è un S.U.V., io ho preso una Toyota Rav4.

Consiglio: prenotate la macchina utilizzando come zona di ritiro/consegna un aeroporto, i prezzi sono decisamente più bassi.

Per noleggiare la macchina vi basta la patente italiana ed il passaporto… ma per circolare in Utah ed Arizona c’è bisogno della patente internazionale (solo in Nevada è possibile circolare con la patente italiana). La trafila per ottenere la patente internazionale non è immediata e questo spinge parecchi turisti italiani a guidare con la sola patente italiana.

La mia scelta è ricaduta su un Toyota Rav4 pagato € 263,98 per 8 giorni (arrivati a Las Vegas lo abbiamo riconsegnato subito ed abbiamo girato la città a piedi i restanti due giorni).

Assicurazione si o assicurazione no?

Warning!

Sciolto il nodo della macchina, l’altro grosso dubbio è sull’assicurazione. Solitamente non sono un tipo che stipula assicurazioni per il viaggio… ma nel caso degli Stati Uniti non si sa mai! Più che essere interessato ad assicurazioni di rimborso in caso di annullamento o ritardo o perdita del bagaglio, mi attirava il fatto di essere coperto in caso di problemi medici: non voglio esagerare parlando di fratture dovute a cadute, ma visto che sto andando in posti immersi nella natura, un morso di un insetto che può provocare qualche tipo di allergia può capitare e visto che negli stati uniti per uno starnuto visto da un medico possono tranquillamente partire un migliaio di euro, una assicurazione del costo di 106,70 euro per due persone per 18 giorni (ho incluso anche i giorni che ho passato a New York), direi che è entrata facilmente nel preventivo finale.

Ovviamente, anche questa l’ho stipulata online sul sito CoverWise. Per fortuna non ne abbiamo auto bisogno, quindi non vi so dare feedback sull’affidabilità, ma sono contento di averla fatta.

Quindi equipaggiamento comprato, macchina affittata, assicurazione stipulata… siamo pronti ad entrare nel vivo del viaggio! Nelle prossime pagine vi spiegherò nel dettaglio tutte le tappe con costi, pernottamenti e cose da fare! Si parte!

Linux da un Mac

Introduzione

Ho cercato la parola smanettone su internet e questo è quello che ho trovato:

persona che utilizza il computer con abilità installando e testando programmi e funzioni

Wikizionario – Il dizionario libero

Io mi ritrovo pienamente in questa definizione e questo articolo penso che rispecchi in tutto e per tutto questo stile di vita da smanettone.

Sono passato al Mac da un paio di mesi, mi trovo abbastanza bene, ma i vecchi amori non si scordano mai! Ecco perché ho deciso di avviare una distribuzione linux sul mio iMac.

L’ideale per me è avviare una distribuzione linux senza sporcare il mio iMac, quindi ho deciso di caricare la distribuzione su una unità USB esterna (nel mio caso una Pen Drive Kingston 16GB) da far partire al boot del Mac.

Come distribuzione linux ho scelto Kali Linux, una distribuzione basata su Debian GNU/Linux pensata per l’informatica forense e la sicurezza informatica. Potete scaricare la ISO della distribuzione direttamente sul sito.

Creazione della Pen Drive

Per creare dal vostro Mac una unità USB esterna avviabile con all’interno una distribuzione linux vi servirà:

  • Un Mac che verrà utilizzato inizialmente per inviare i comandi di creazione dell’unità USB e successivamente per avviare linux;
  • Una Pen Drive USB (attenzione tutto il contenuto verrà cancellato, fatevi un backup prima di procedere!);
  • Una distribuzione linux in formato ISO.

Per prima cosa dobbiamo scoprire il percorso del device. Il modo più sicuro per individuarlo senza sbagliare è il seguente: senza la Pen Drive inserita nella porta USB del Mac eseguiamo il comando:

diskutil list

Questo comando elenca tutti i dischi interni ed esterni attualmente caricati nel sistema.

Inseriamo adesso la Pen Drive su una qualsiasi porta USB del Mac ed eseguiamo nuovamente il comando

diskutil list

Il risultato dovrebbe essere molto simile al precedente con l’aggiunta di una riga: il percorso della Pen Drive appena inserita! Nel mio caso /dev/disk2:

Individuato il percorso, dobbiamo fare l’unmount della Pen Drive con il seguente comando:

diskutil unmountDisk /dev/disk2

Adesso la parte più delicata: la copia dell’immagine ISO sulla Pen Drive!

Prima di procedere assicuratevi di avere selezionato il giusto percorso… se lo sbagliate rischiate di sovrascrivere involontariamente un altro disco del vostro sistema!

Dalla cartella dove abbiamo scaricato l’iso della distribuzione eseguiamo comando:

sudo dd if=kali-linux-2019.2-amd64.iso of=/dev/disk2 bs=1m

essendo un comando sudo ci verrà richiesta la password del sistema Mac prima di procedere.

Da questo momento inizierà la copia. Il tempo di copia varia in base alla dimensione della distribuzione che avete scelto, al vostro sistema ed alla Pen Drive che state usando, nel mio caso ho dovuto attendere poco più di 15 minuti. Il comando dd non da uno stato di avanzamento della copia, quindi non vi preoccupate, il sistema non è in freeze… sta semplicemente copiando la iso in background!

Al termine della copia, dd mostrerà un messaggio simile a questo:

3197+1 records in
3197+1 records out
3353227264 bytes transferred in 981.256379 secs (3417279 bytes/sec)

La nostra Pen Drive è pronta, non ci resta che avviare la nostra distribuzione!

Avvio di Linux su Mac

Riavviamo il nostro Mac con la Pen Drive inserita e tenendo premuto il tasto Opzione ⌥ (o ALT in base alla tastiera in uso) per avviare lo Startup Manager, selezioniamo la nostra Pen Drive (che verrà visualizzata come External Drive o simile) e voilà il nostro sistema linux si avvierà in modo sicuro e pulito sul nostro Mac!

Utilizziamo come e quanto vogliamo la nostra distribuzione linux e quando saremo stanchi ci basterà riavviare il nostro sistema per tornare al nostro Mac!

P.S.: lo Startup Manager dovrebbe avviare il sistema operativo selezionato solo la prima volta, al riavvio successivo dovrebbe effettuare in automatico lo switch verso il sistema operativo originale. A me non mi ha fatto in automatico lo switch e mi sono trovato d’avanti una bella schermata nera con scritto no bootable device: insert boot disk and press any key. Dopo essermi ripreso dall’infarto, ho riavviato il Mac (tenendo premuto l’interruttore di accensione) tenendo premuto il tasto Opzione ⌥ in modo da accedere nuovamente allo Startup Manager e tutto si è risolto facilmente!

Appunti su Android

Introduzione

Quante volte vi capita di entrare in una stanza e, improvvisamente, vi dimenticate il motivo per cui siete entrati? Bene, gli scienziati hanno codificato questo strano effetto battezzandolo con il nome di Doorway effetc: l’effetto della porta d’ingresso.

Ecco, a me non serve passare da una porta d’ingresso per dimenticare qualcosa, ci riesco con molta più facilità! Per questo motivo spesso mi capita di prendere degli appunti in modo da mitigare questo effetto.

Voglio condividere con tutti voi i miei appunti sul Sistema Android, dalla struttura di sistema fino ai comandi di base, spero possa esservi utile!

Partizioni

La struttura di un hard disk android è cambiata molto nel tempo, ma queste partizioni, ovviamente simil-linux, sono rimaste abbastanza inalterate:

  • misc – Partizione “miscellaneous”, letteralmente partizione di dati di tipo “Varie”, qualsiasi tipo di dato che non rientra nella competenza delle altre partizioni;
  • recovery – Partizione di boot nel caso in cui avviamo il dispositivo in Recovery Mode;
  • boot – Classica partizione di boot di un sistema linux;
  • system – Partizione di sistema, tecnicamente qui ci stanno tutti i dati della ROM installata;
  • cache – Partizione di cache;
  • userdata – Partizione con tutti i dati dell’utente (comprese le applicazioni non di sistema installate).

Filesystem

Il filesystem di un sistema android è molto simile a quello linux, non mi dilungo quindi nel spiegare la tutta la struttura ma resto focalizzato soltanto nelle differenze che particolarizzano un sistema andorid:

  • /system/app – Applicazioni di sistema che non è possibile disinstallare
  • /data/app – Applicazioni installate
  • /data/data/<package> – Dati dell’applicazione

Comandi adb

L’Android Debug Bridge (ADB) è il comando per la gestione di un dispositivo android collegato via USB ad un PC.

Di seguito un elenco dei comandi più comuni:

  • abd devices – Visualizza tutti i dispositivi correttamente connessi al PC;
  • adb reboot – Riavvia il dispositivo;
  • adb reboot bootloader – Riavvia il dispositivo in  modalità bootloader (la schermata bianca con i tre android sullo skateboard);
  • adb reboot recovery – Riavvia il dispositivo in modalità Recovery;
  • adb shell – Avvia una shell del sistema (terminale linux);
  • adb remount – Monta nuovamente la partizione system in modalità read/write;
  • adb logcat – visualizza il log di sistema;
  • adb install <apk> – installa una applicazione;
  • adb push – copia file nel device;
  • adb uninstall <apk> – rimuove una applicazione.

Comandi fastboot

Fastboot è il comando per effettuare il flash del filesystem di un dispositivo android collegato via USB ad un PC. Per utilizzare questo tool il dispositivo deve essere avviato visualizzando il bootloader e selezionando Fastboot.

Di seguito un elenco dei principali comandi:

  • fastboot devices – Visualizza tutti i dispositivi correttamente connessi al PC;
  • fastboot reboot – Riavvia il dispositivo;
  • fastboot erase <partizione> – Cancella i dati dalla partizione selezionata. Questo comando può essere usato per ripulire il device;
  • fastboot flash <partizione> <file.img> – Effettua il flash della partizione con il file specificato;
  • fastboot boot <file.img> – Avvia il sistema utilizzando come partizione di boot il file specificato ma senza effettuare il flash.

Glossario

  • Nandroid – Backup di tutto il sistema effettuabile avviando il dispositivo in Recovery Mode. Questa operazione crea una copia esatta del stato del dispositivo. Paragonabile ad operazioni di Ghost sul PC. In poche parole crea un file img per ogni partizione android di sistema.
  • SPL o Second Program Loader – Parte di codice che si occupa dell’avvio del terminale, tecnicamente è paragonabile al BIOS di un normale PC. Questo controlla se durante l’avvio sono stati premuti tasti particolari (proprio come il bios) ed, in base a particolari combinazioni di tasti, decide se far partire il sistema tramite la partizione di boot (opzione di default) o se avviare il Recovery Mode o il bootloader. Questa, essendo eseguita quasi immediatamente durante l’operazione di boot, è una delle aree più delicate del sistema: se il flash di questa parte (ovvero sovrascriverla o aggiornarla con una SPL personalizzata) non va a buon fine, le probabilità di aver trasformato il vostro dispositivo in un mattoncino è elevatissima (Brick del sispositivo). SPL può essere rilasciato in due modalità Security-On e Security-Off (S-ON e S-OFF).
  • Brick – Se qualcosa va male, ma veramente male, il telefono diventa un mattoncino (Brick, appunto). In poche parole avete “rotto” il cellulare e non potete più ripararlo. Solo un centro assistenza autorizzato può ripristinarlo. Esistono solo poche (e rischiose operazioni) che portano il dispositivo in Brick: errore durante il root del cellulare; errore durante l’aggiornamento dell’SPL; flashare una radio non compatibile con SPL.
  • Recovery Mode – Particolare partizione del dispositivo avviabile durante il boot. Permette operazioni come l’hard wipe (cancellazione di tutti le impostazioni dalla partizione data) o effettuare aggiornamenti tramite file update.zip. In caso di Recovery modificate (tramite processo di root del dispositivo) è possibile effettuare anche l’operazione di nandroid backup o flash.

Quando Conviene Postare Un Articolo Nel Tuo Blog Personale?

La risposta è semplice: Sabato alle 21:30, ma vediamo il perché!

Tutti i proprietari di un Blog si sono fatti almeno una volta questa domanda e cercando su internet si trovano varie teorie e persino qualche studio universitario sulle strategie di pubblicazione di un articolo, provo a fare una sintesi.

Parto subito dicendo che l’orario perfetto non esiste! O meglio, questo dipende parecchio dall’audience del blog, dal tipo di contenuto che si va a postare e da fattori terzi non controllabili o non prevedibili. Più che cercare la perfezione, tentiamo quindi di capire mediamente cosa funziona di più per il nostro blog mediante due approcci diversi

Approccio Uno: le tue statistiche!

Il primo approccio è quello che può darci la risposta perfetta sul vostro blog: guardare le statistiche!

Se utilizzate un framework di gestione del blog come WordPress, avete accesso in automatico ad un insieme mostruoso di statistiche. In particolare la pagina Statistiche Sito del plug-in Jetpack contiene le statistiche di visualizzazione (e di share sui social media se sono state configurate).

Se avete già pubblicato qualche articolo potete analizzare queste statistiche in modo da capire se ha avuto più visite un articolo postato di Lunedì o di Giovedì piuttosto che un articolo postato la mattina rispetto alla sera.

Questo tipo di approccio è sicuramente mirato rispetto all’audience del vostro Blog, ma può risultare di difficile analisi oltre che oneroso sotto un punto di vista sia di tempo che di sforzo mentale. Vediamo quindi il secondo approccio!

Approccio Due: affidarsi alla media!

Analizzando buona parte degli studi fatti sulle strategie, risulta abbastanza evidente che:

  • La maggior parte dei Blog effettuano post dal Lunedì al Venerdì (ovvero durante i giorni lavorativi);
  • La maggior parte degli share degli utenti avviene di Sabato.

Bastano queste due statistiche per capire che:

  • Postare un articolo nel weekend ha una maggiore visibilità visto che c’è meno “concorrenza”. Questo fenomeno è probabilmente dovuto al fatto che la maggior parte delle agenzie/giornali sono chiuse/hanno il personale ridotto e di conseguenza vengono scritti meno articoli;
  • Gli utenti sono più propensi ad effettuare uno share. Questo fenomeno è probabilmente dovuto al fatto che si ha più tempo libero da dedicare alla lettura ed al conseguente share del contenuto (studi riportano una maggiorazione tra il 50% ed il 60% degli share in più rispetto agli altri giorni).

Il giorno perfetto è quindi Sabato!

Trovato il giorno, il calcolo dell’ora è più semplice visto che tutti gli studi concordano: il picco degli share avviene quando il lettore sta a casa rilassato, quindi tra le 22:00 e le 23:00 di sera. Questo significa che il nostro articolo, per quell’ora, deve già essere online!

L’ora perfetto è quindi 21:30!

Come postare un articolo esattamente alle 21:30 di Sabato?

Anche in questo caso ci viene in aiuto il nostro gestore di Blog.

Su WordPress, ad esempio, c’è la possibilità di pianificare il giorno e l’ora di pubblicazione dell’articolo. La maggior parte degli articoli, io li scrivo la sera o nel weekend ma, invece di pubblicarli live immediatamente (anche se spesso la tentazione è forte), li pianifico per un orario differente: 21:30 del Sabato successivo! :p

Ma non solo…

Ovviamente giorno ed ora da soli non bastano, esistono anche altri piccoli accorgimenti… ne riassumo un paio:

  • Il titolo deve essere tra i 40 ed i 60 caratteri, questo aiuta una migliore creazione delle keyword sui motori di ricerca;
  • Il titolo interrogativo attrae maggiormente il lettore, ne stimola la curiosità!
  • Il titolo non deve mai essere scritto tutto in maiuscolo e non deve abusare di punti esclamativi;
  • Esistono alcune parole, come “Tu” o “Tuo”, che, se inserite nel titolo, colpiscono l’attenzione del lettore (qui un articolo se volte approfondire).

Il mio consiglio finale

Che dire, non è una casualità che il titolo di questo articolo sia proprio “Quando Conviene Postare un Articolo Nel Tuo Blog Personale?”…

  • Lungo 59 caratteri;
  • E’ una domanda;
  • Scritto in camel case senza punti esclamativi;
  • Contiene la parola “Tuo”.

Detto questo… sarà probabilmente il mio ultimo titolo “studiato” a tavolino! I like e gli share non sono tutto nella vita e l’ossessiva ricerca all’acchiappo a me sinceramente non interessa. Fateci caso, tutti gli altri miei titoli non seguono minimamente queste regole. La mia è una passione e voglio che resti tale. Mi piace capire come funzionano le cose ma alla fine decido io quando applicarle, l’importante sono i contenuti, quindi fate buon uso di questi piccoli accorgimenti e, sopratutto, divertitevi nello scrivere gli articoli, è questo quello che conta veramente!